Paradossalmente, l’impossibilità di spostarci ci ha spinti incontro al futuro.
È stato improvviso e imprevisto, non a caso diverse aziende si sono ritrovate (o riscoperte) impreparate davanti a questo precoce futuro.
Non ci sono colpe da attribuire. È comprensibile, perché più i fatturati si gonfiano più la nostra attenzione e i nostri investimenti si concentrano sul presente. Perché è il presente a creare profitto.
E più cresce il profitto, più il futuro viene percepito lontano. Più il futuro viene percepito lontano meno siamo disposti a investirci. D’altronde, chi è il pazzo che sposterebbe i propri soldi da un business che funziona alla grande per investire in qualcosa d’incerto che arriverà in futuro?
Poi, all’improvviso, il cambiamento. Le certezze crollano e i business tremano.
Quando mancano i punti di riferimento tradizionali, siamo costretti a compiere uno sforzo creativo per costruire nuove solide fondamenta.
La disruption non è una questione tecnologica ma uno sforzo creativo che ci aiuta ad anticipare il cambiamento.
Forse questa volta lo impareremo.